martedì 13 settembre 2011

Generazione 11 settembre

Oggi si usano tante etichette per i nostri ragazzi, che sarebbero la "generazione IPhone", "2.0", "generazione Moccia", ma, secondo me, essi sono soprattutto la "generazione 11 settembre".
Mai come in occasione di questo anniversario mi sono fermata a pensare alle classi incontrate in questi anni e all'illuminazione avuta (sulla via di Damasco, direbbe qualcuno) davanti a certe loro risposte.
Tutti gli anni mi capita di avere almeno una terza media e di arrivare, verso fine anno, a parlare di storia italiana degli ultimi 50 anni, di Brigate Rosse, terrorismo nero, stragi di mafia.....
Con un certo sconcerto ho capito allora cosa è stato veramente l'11 settembre per i più giovani!
Io dico terrorismo, e loro pensano ad Al Qaeda, io dico stragi e loro pensano al crollo del World Trade Center.
Tutte quelle vicende che hanno costellato la giovinezza dei miei genitori, che sono state l'eco dei miei primi anni di vita (ma non solo dei primi se penso alle stragi siciliane di Capaci e Via d'Amelio) sono per loro storia (e questo è fisiologico), ma soprattutto fanno parte di una visione del mondo ormai del tutto superata, inattuale, per leggere la quale non basta raccontare loro chi erano le Brigate rosse e nere, ma bisogna resettare il loro vocabolario, il loro immaginario, scardinare degli stereotipi culturali che sono stati il loro abc.
Da docente a volte mi dico che forse ho solo scoperto l'acqua calda: in fondo è quello che cerco di fare quando parlo loro di dittatura a Roma, o di scipoero delle fabbriche del  Sette-Ottocento, ma lo shock di essere parte di un sistema culturale totalmente avulso dal loro non mi ha ancora lasciato.
Non è lo spauracchio dello stereotipo della "vecchia prof" che mi spaventa, ma il fatto che questi ragazzini siano radicati in un sistema-mondo che prescinde (questa la vera tragedia) dalla loro nazionalità, dalla loro cultura nazionale. E in più, non parlo solo di alunni di origine italiana, ma soprattutto di quelli di provenienza diversa, centrifugati fra cultura globale, scontri con il paese accogliente e conti con il paese originario, magari nemmeno troppo rimpianto.

L'istinto è quello di lottare violentmente perchè terrorismo, strage, attentato, non abbiano solo il volto americano che tanto ci ha riempito gli occhi in questi giorni! Me lo gridano il rispetto e l'amore che ho verso Moro, Falcone, Borsellino, Piazza Fontana e la Stazione di Bologna, un amore tutto italiano!

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